ÉCOLE EUPOPÉENNE DE PSYCHANALYSE

IL DIBATTITO DELLA SCUOLA N° 6

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15 DÉCEMBRE 1999

COMMENTO IIIA PARTE (ADC)

par Antonio Di Ciaccia

Cari Colleghi,
vi invio la terza parte del Commento al Progetto statutario.
Cordialmente, Antonio Di Ciaccia

CAP. VII - RAPPORTI CON IL CAMPO FREUDIANO.  Come in ECFB questo
capitolo dovrebbe essere intitolato: "Vinculos interasociativos".
Dovrebbero qui figurare gli articoli concernenti l'EEP, il Comitato AMP,
la Fondation du Champ freudien, la relazione con l'Institut du Champ
freudien, la relazione con l'Istituto freudiano, l'appartenenza della
Scuola in Italia all'AMP.

ART. 36 - RAPPRESENTANZA DURANTE L'ASSEMBLEA DELL'AMP.  Il Progetto fa
valere solo i diritti dei membri SIP nei confronti dell'AMP. "I membri
della Scuola, essendo anche membri dell'AMP, hanno il diritto di...". In
ECFB, viene invece sottolineato l'appartenenza della Scuola all'AMP.
Svista: "un membro non può non avere più di 9 deleghe".

ART. 38 - SCIOGLIMENTO.  Leggo: "Lo scioglimento dell'Associazione viene
deliberato in sessione straordinaria dall'Assemblea, su proposta del
Consiglio con approvazione dell'AMP, oppure su parere vincolante
dell'AMP". Questo articolo indica che, come in altre Scuole,
l'Associazione può dunque essere sciolta dall'AMP. A questo proposito ho
chiesto un parere legale. L'avvocato mi ha risposto che la legge
italiana esclude che l'Associazione possa essere sciolta da terzi. La
sua risposta è stata quindi che "ci sono fondati dubbi di legittimità di
questo articolo". Dunque, nel caso in cui l'AMP decidesse di procedere
allo scioglimento dell'Associazione ci si potrebbe trovare nelle due
situazioni seguenti: o il Consiglio e l'Assemblea sono d'accordo con
l'AMP. E allora si procede allo scioglimento. Oppure non c'è accordo tra
l'AMP e le istanze dell'Associazione. (Tralascio per ora il possibile
non accordo in merito tra Assemblea e istanze direttive). Le istanze
dell'Associazione potrebbero allora rifiutarsi di ottemperare all'AMP
sostenendo - e con diritto - l'illegittimità dell'articolo in questione.
Ci sono altri mezzi legali ed efficaci per arrivare al fine di collegare
strutturalmente la SIP all'AMP. Un articolo illegale su questo punto
rende il rapporto SIP-AMP solo apparente.

ARTICOLO INESISTENTE. J.-A. Miller ci ha deliziato con il suo commento
del Seminario inesistente di Lacan (pubblicato su diversi numeri de "La
Psicoanalisi"). Ci ha mostrato il posto centrale di questo seminario che
non c'è. Anche il Progetto ha il suo articolo che non c'è. I Colleghi
dell'ECFB mi perdoneranno se ancora una volta mi servirò dei loro
Statuti. Cito l'articolo: "Regimen de incompatibilidades. No se puede
ser simultaneamente miembro del Consejo y miembro del Directorio.
Despues de haber sido miembro del Consejo, no se puede volver a el antes
de cuatro anos ni se puede entrar en el Directorio antes de dos anos.
Despues de haber sido miembro del Directorio, no se puede volver a el
antes de cuatro anos; ni se puede entrar en el Consejo antes de dos
anos. No se puede pertenecer simultaneamente a la Comision de la
Garantia y a la Comision del pase".

PER CONCLUDERE
Non mi dilungherò. Sottolineo due punti. 

1) Ogni Associazione in cui ci sono diverse categorie di membri e che
rilascia o riconosce titoli ha tratti di tipo oligarchico. Il problema
che si pone è quello di sapere se tali tratti debbano essere accentuati
oppure smussati. A mio parere il Progetto accentua il modello
oligarchico, mentre sarei dell'idea che bisognerebbe invece attenuarlo,
come del resto fanno le altre Scuole. Questa piccola pecca oligarchica è
tanto più spiacevole che la futura Scuola italiana, al giorno d'oggi, ha
solo 42 membri... veramente e completamente membri da tutti punti di
vista. Cosa che la renderebbe, salvo errore da parte mia, la più piccola
Scuola del Campo freudiano.

2) Il punto essenziale tuttavia è un altro: appare evidente che il
legame con l'AMP può - legittimamente - essere messo in questione.
Questo legame non sembra strutturale in questo Progetto di Statuti.
Sembra che l'autonomia giuridica, che effettivamente un'Associazione ha
di diritto, serva per baypassare l'eteronomia etica, morale e
organizzativa della Scuola in Italia rispetto all'AMP. Fortunatamente
questa pecca potrà essere corretta facilmente.

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15 DÉCEMBRE 1999

STATUTI:PROPOSTA

par Rosa Elena Manzetti

Cari colleghi,
Questa è la lettera che ho inviato oggi alla "lista speciale AME",
informando che l'avrei inviata anche a AM-Corriere. Cordiali saluti,
Rosa Elena Manzetti

Cari amici,

Ho letto il commento di Antonio Di Ciaccia al "progetto statuti", così
come gli altri interventi sugli stessi. Trovo che le annotazioni e le
proposte che fa Antonio, nel suo insieme, siano buone. Il dibattito che
si è svolto in tutti questi giorni mi porta a fare una proposta riguardo
agli statuti della Scuola italiana verso cui andiamo. Siccome gli
statuti dell'ECFB traducono al meglio la discussione e il lavoro per
realizzare una Scuola dell'AMP e nell'AMP, articolata con le altre
scuole nell'orizzonte della Scuola Una e non disgiunta dal progetto
federativo dell'EEP, perché non ripartire dalla traduzione di quegli
statuti per intervenire solo sugli articoli che si riterrà necessario
modificare in modo da accogliere lo specifico italiano? Antonio Di
Ciaccia e/o la Segreteria di Roma se avessero già realizzato tale
traduzione potrebbero magari metterla a disposizione perché si possa
procedere speditamente in questo lavoro. Penso di poter ritenere che i
colleghi del CN e della SN saranno senz'altro d'accordo.
Cordialmente,

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15 DÉCEMBRE 1999

LE VERE DIFFERENZE E QUELLE FINTE

par Paola Francesconi

Quando Mao Tse-tung diceva, se ben ricordo, che bisogna fare di Uno due,
non aveva, ahimè, previsto l'uso perverso che si sarebbe potuto fare
della sua massima. Nel suo intervento al dibattito E. Solano parlava di
come un rapporto infernale con il desiderio possa condizionare una
teoria della psicoanalisi in intensione e in estensione.

Alla Rencontre di Barcellona ne abbiamo avuto un esempio. Nel momento di
andare verso quell'Uno, che era il primo congresso dell'AMP e dove si
abbozzava già l'idea della Scuola Una, per alcuni tale passaggio all'Uno
è stato insostenibile, assillante, infernale: occorreva trasformare
subito l'Uno in due e multipli di due per sfuggire all'orientamento
desiderante della nuova Scuola.

In piccolo, ciò si è ripetuto in questi giorni sulla scena italiana,
proprio, anche qui, nel momento di convergenza di tutti i nostri sforzi
nella direzione della Scuola italiana come parte della Scuola Una.
Ancora una volta, la bandiera del due e multipli di due
(arcipelago),agghindata delle finte differenze.

Le differenze vere non sono quelle che fanno svanire, in modo invidioso,
l'uno nel molteplice senza vettore di orientamento o tensione
desiderante(come indicava Focchi nel suo intervento più recente), ma
quelle che fanno sentire a ciascuno il diritto di mettere il proprio
grano di sale, di prendere la parola a partire dalla propria
enunciazione particolare, per convengere verso qualcosa di comune.

Nel vedere come la discussione si stia animando anche attorno a
questioni pratiche relative alla realizzazione concreta della Scuola, a
come gli statuti si stiano animando di desiderio, credo che, nella
psicoanalisi, qualche volta bisogna proprio lasciare che l'Uno sia.

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15 DÉCEMBRE 1999

LA SCUOLA E IL DIO GIANO

par Alberto Turolla

Nella prospettiva della costituzione della Scuola in Italia avevo già da
tempo proposto ai colleghi più prossimi, preciso senza alcuna spinta
gruppale né tantomeno desiderio insulare, di discutere insieme le
proposte di statuti, ben sapendo che gli statuti sono sempre più di un
atto formale, tantopiù se riguardano una Scuola di psicoanalisi, dando
per acquisito il suo, in quanto nostro, appartenere ad un insieme:l'AMP.

Avevo inoltre accolto e fatto mio il compito di intervenire nella
giornata del 18 dicembre sull'incidenza della "legge Ossicini", che ha
in parte caratterizzato la situazione italiana, determinando l'apertura
del nostro Istituto, contingenza forse, all'epoca, imprescindibile ora
per pensare e costruire una Scuola - anche - italiana.

Tutto ciò prima dell'apertura del Dibattito sulla Scuola.

Mi sono dunque messo al lavoro, una parte di questo, fatto con altri, è
stato diffuso on line da Chiara Mangiarotti.

Dopo la "lettera a Lucrezia" e dopo alcuni interventi che l'hanno
preceduta o seguita, contribuendo a contestualizzare la "missiva a
Rosy", il mio 'stupido lavoro'già volto a riprenderel'intervento di JAM
al convegno GISEP del '91, tenutosi a Venezia con il titolo PSICOTERAPIA
E PSICOANALISI, ha ricevuto nuovo impulso sula scorta di una ipotesi che
porgo all'attenzione di chi vorrà leggere.

La Scuola è tale in quanto passa un insegnamento; l'insegnamento è da
molto tempo tenuto in primis da Jacques Alain Miller, è riconosciuto da
tutti.

Ebbene, nel '91 a quel Convegno JAM parlò del Dio Giano, articolando la
portata simbolica delle due facce e dando un contributo inedito alla
questione psicoterapia-psicoanalisi. Ma, forse, come all'epoca della
"Lettera agli italiani" qualcuno, pù di uno, prese l'affermazione di
Lacan 'l'analista non si autorizza che da sé' come equivalente a
'chiunque può praticare l'analisi, basta dirsi analista', da
quell'intervento ed ora ancor più per risolvere l'articolazione Istituto
- Scuola, qualcuno avrà pensato che la corretta posizione analitica è
quella di Giano bifronte, non quello al quale faceva allusione JAM, ma
quello noto a tutti per la volgarizzazione della sua duplicità, ossia
doppiezza. Bisognerà lavorare su questo?

Personalmente interverrò il 18 sull'importanza dell'articolazione
Istituto- Scuola, a presto

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15 DÉCEMBRE 1999

UNA LETTERA PREGEVOLE

par Carmelo Licitra-Rosa

Vorrei esprimere tutta la mia gratitudine a Jacques-Alain Miller per la
sua pregevole "Lettera a Lucrezia". Trovo infatti che essa, oltre a
segnare una scansione decisiva nell'attuale dibattito della Scuola col
suo richiamo alla responsabilità per le sorti della casa comune (cioè
quella Scuola senza cui -ne sono convinto- un analista non può
sostenersi nella sua pratica), costituisca un prezioso contributo
teorico per l'elucidazione del Seminario su "La lettera rubata".

Cordialmente

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16 DÉCEMBRE 1999

INVIO ULTIMI MESSAGGI PER IL DIBATTITO DELLA SCUOLA

par Riccardo Carrabino

A TUTTI I COLLEGHI ISCRITTI A AMP -CORRIERE

ATTENZIONE

Alle ore 24 di oggi AMP-Corriere sospendera' gli invii, secondo quanto
disposto e gia' comunicato da Jacques-Alain Miller, Delegato Generale
AMP.

PER FAVORE:

Chi vuole inviare MESSAGGI PER IL DIBATTITO ENTRO OGGI, e' pregato di
INDIRIZZARLI DIRETTAMENTE ALLA LISTA: l'indirizzo e' 


Questa procedura semplifica il lavoro (a me) e puo' rendere MOLTO piu'
veloce la distribuzione.

Cordialmente
Riccardo Carrabino  

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16 DÉCEMBRE 1999

PSICOANALISI E LEGGE

par Erminia Macola

Nel n. 71 di "appunti" Annalisa Davanzo mette come primo punto della
"politica che vorrebbe promuovere" la riconsideraziome della legge
Ossicini. Questo problema è vitale per la Scuola per almeno due motivi:
perché non asfissi in una "omogeneità soffocante" ( cfr.Davanzo,
Bollettino di novembre) e perché una scuola di psicoanalisi deve prima
di tutto definire il proprio oggetto e distinguerlo dagli altri "psi"
che si disputano il campo.

Rispetto allo stato del problema presentato a Napoli e commentato da
Eric Laurent, per il quale la Scuola non doveva "appiattirsi né sulla
legge, né su un anarchico fuori legge", la situazione mi sembra ora più
favorevole al riconoscimento della psicoanalisi. Vari segnali recenti me
lo confermano:

una psicologa che lavora in un Sert di Padova, un tipo abbastanza
monolitico, mi ha chiamato di ritorno da un congresso a Milano in cui
intervenivano anche psicoanalisti e s'è informata dei nostri corsi
affermando che lo psicologo non poteva più prescindere dalla psiconalisi
nel suo lavoro;

uno psichiatra, primario dell'ospedale di Belluno, che frequenta
l'Antenna di Padova con due sue collaboratrici, sostiene che non si può
curare la psicosi senza la clinica di Lacan ( ciò lo dobbiamo all'ottimo
lavoro svolto al servizio psichiatrico di Diagnosi e Cura di Belluno dal
nostro collega scomparso Luciano Andreani);

il giudice del tribunale di Trento, in cui è in atto un processo contro
una psicoanalista denunciata dall'Ordine degli psicologi, ha chiesto una
consulenza a colleghi psicoanalisti;

molti iscritti alla Scuola fanno ora parte dell'ordine degli psicologi,
una di essi come vicepresidente della Regione Lombardia.

La durezza del primo impatto con la legge si sta stemperando, un po'
anche per un difetto della legislazione del nostro paese in cui le leggi
si consumano con celerità.

Davanzo conclude la sua proposta dicendo che "bisogna rispondere della
formazione". Si tratta proprio di questo. Occorre capire e far capire
che l'analista che si autorizza da sé non è un anarchico,
individualista, perché conosce bene "ciò che autorizza" in chi si
autorizza da sé. Egli sa che non c'è autorizzazione che non sia legata
all'emergere dell'analisi nell'analista, cioè all'emergere del sapere
analitico nella rete dei suoi atti. La natura di ciò che autorizza non è
immaginaria, non è neppure un'opinione che uno ha di sé, ma l'evidenza e
la maturità di una pratica che non può essere deterministicamente
prodotta dall'esterno. Si è autorizzati dal fare un'attività che si
autorizza facendosi. 

Questo comporta sia il superamento di una struttura gerarchica, sia il
superamento di un'implicazione individualistica (che è l'altra faccia di
questo stesso modello) che produce richieste di legalità schiaccianti, e
ribellismi che aspirano a fondare posizioni d'eccezione. Vi è il
problema di un'altra qualità istituzionale che funzioni sul principio
dell'evidenza, cioè del consenso,quindi della centralità etica.

La Scuola dovrebbe essere in grado di sostenere che ciò che è proprio di
un'analisi non è estraneo a quei princìpi che si vorrebbero tutelare con
una legge.

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16 DÉCEMBRE 1999

AU RENDEZ-VOUS DE MILAN

Par Eric Laurent 

Le déroulement du débat qui se poursuit depuis deux semaines sur la
liste AMP-Corriere a permis d'articuler des positions personnelles et de
préciser les différentes conceptions que chacun peut se faire de l'Ecole
italienne, et de la place de cette Ecole dans l'AMP. Examinons
quelques-unes d'entre elles.  

Annalisa Davanzo estime qu'elle jouit d'un "droit à la contradiction",
aux "proprie contraddizioni". Le fait d'être Présidente de la Section
italienne de l'EEP depuis le moi de mai dernier ne doit pas, selon elle,
faire obstacle à l'effort qu'elle fait simultanément pour suivre à Paris
une présentation clinique assurée par des membres d'une association
critiquant radicalement l'AMP, ses méthodes, ses resposables, et ses
membres. Ce sont deux compartiments étanches : la main droite ignore ce
que fait la main gauche, le Cisalpin ignore ce qui se passe dans
l'Oltralpe, et  "la considerazione per i colleghi dei Forums, per la
loro pratica e le loro idee non ha mai intaccato la mia dedizione alla
costruzione della Scuola italiana". Annalisa Davanzo voit dans cette
division le propre d'une institution analytique, et compte bien jouir du
même "droit à la contradiction" dans le cadre de l'Ecole qu'elle
travaille à construire. 

Cette position se distingue de celle de Maria-Teresa Maiocchi. Plus que
les contradictions, ce sont "les différences et leur traitement" qui
intéressent cette dernière. N'ayant pas actuellement dans la SISEP de
responsabilités comparables à celles d'Annalisa Davanzo (elle est
pourtant membre du cartel de la passe), elle s'est sans doute sentie
autorisée de ce fait à accepter (discrétement, souligne-t-elle) la
charge de "Conseil scientifique" dans un "Collège clinique" français
relevant du réseau des Forums : "una collaborazione, in forma piuttosto
sommessa". Elle entend bien que cet engagement personnel dans un travail
mené en compagnie de personnes que réunit une vive hostilité à l'endroit
de l'AMP ne soit pas pour elle un obstacle à s'inscrire "al massimo
livello" dans une Ecole fondée par cette même AMP.

Mario Binasco appuie Maria-Teresa Maiocchi dans sa démarche, mais avec
une différence : il revendique pour son compte un "droit à l'amertume".
Il pense qu'en toute circonstances, et pour toujours, sa déclaration à
Bologne en mai dernier peut se répéter. Il souligne que, déjà en janvier
1997, alors qu'il était Président de la SISEP et membre du Conseil de
l'EEP, il avait fait un long rapport sur le "disagio nella Scuola".
D'ailleurs, il ne proposait pas pour autant beaucoup de solutions,
position étrange de la part d'un responsable. Je ne doute pas que nous
pourrions beaucoup discuter sur ce point. Qualifions donc, en première
approche, sa position de "droit au rapport sur le malaise".  

Marco Focchi attire notre attention sur le fait qu' il ne s'agit pas
exactement de débattre d'une Ecole "à l'italienne". En un sens, elle
existe déjà. C'est une association "transformiste", où se passent des
compromis successifs entre groupes ou individus qui ne sont d'accord que
sur très peu. C'est la SISEP. La SISEP, remarquons-le, n'est pas rien.
Ce n'est ni un enfer insonorisé, ni une monade immobile, ni un animal ne
trouvant son biotope que dans une stratosphère éthérée. C'est une
réalité italienne vivante, dynamique, passionnante, pleine de
contradictions et de tensions, ayant à son actif nombre de réalisations.
Est-ce pour autant la meilleure structure possible, celle qui donne leur
meilleure issue aux forces vives de ces analystes et analysants bien
insérés dans la "realta" italienne, évaluant par la passe le cours des
analyses, conversant sur tout ce qui fait le réel en jeu dans une Ecole?
Marco Focchi ne le pense pas : trop d'énergie, à son gré, se perd dans
des débats répétitifs et l'affirmation de différences groupales.

Enfin, Maurizio Mazzotti énonce clairement ce que devraient être selon
lui les règles du jeu dans l'Ecole Italienne de l'AMP : il souhaite en
particulier y voir proscrit ce qu'il appelle sans ambages "il
doppiogioco". Il est à ses yeux impossible d'être à la fois favorable à
la création d'une Ecole de l'AMP et de soutenir si peu que ce soit les
promoteurs des Forums, vu ce qu'en un temps record ils ont accompli "in
termini di violenza invettiva, attachi personali, politica apertamente a
favore della dissoluzione dell1AMP, e in ultimo anche il recorso al
giudice penale". 

Il apparaît donc, au terme du débat électronique, que deux
interprétations de la formule"à l'italienne" sont possibles. 

La première est déjà réalisée, sous la forme de la SISEP, avec ses
succès, ses limites, sa vitalité, sa flexibilité, qui ont été analysés.
La seconde, chargée de promesses, est encore à venir : c'est l'Ecole
italienne de l'AMP, institution qui serait sans doute plus insérée que
la SISEP dans le tissu international de l'AMP, plus rigoureuse, moins
accommodante, mais peut-être plus puissante, à la fois plus prestigieuse
socialement et plus active sur les plans théoriques et cliniques. 

Comme ancien Président de l'EEP, je ne peux que souhaiter le meilleur
pour les collègues italiens, mais c'est à eux de déterminer ce meilleur. 

Chers collègues, j'ai travaillé avec vous à la construction et à la
promotion de la SISEP, et je l'ai défendue quand elle était récemment
présentée de manière désobligeante pour nous. J'y suis attachée. Ce
n'est pas la pire façon de traiter les difficultés italiennes. En même
temps, il est possible que son temps soit passé, et je crains que sa
relégation dans la catégorie des ensembles traités par l'AMP avec
"benign neglect", ne soit pour elle l'antichambre du déclin.

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